Cycling towards freedom
Versione italiana alla fine (altrimenti clicca qui)
The wind caresses my skin while the wheels glide silently on the asphalt. The scent of nature, the taste of effort, and the colors of landscapes fill my heart with countless emotions.
The pedals' rhythmic sound and my body's constant movement calm my thoughts. In these moments, worries and regrets vanish like snow in the sun. Only the present remains, a complete immersion in an ocean of pure sensations.
Here, on my bicycle, time takes on a different rhythm. It's no longer a frantic race, but a travel companion that allows me to rediscover my needs. The journey becomes the destination, in a harmonious dance with the flow of time.
It's a mutual exchange: while I enjoy living fully in the present moment, time takes on new meaning that can never be labeled as "lost" or "wasted."
Traveling by bike is a continuous learning process, a path toward freedom.
Freedom and possibilities
If I had the definitive answer about the nature of freedom, I'd probably be writing a philosophical essay instead of a newsletter. What I find fascinating, though, is the connection between freedom and possibilities. According to the Treccani encyclopedia, freedom is "the possibility to act, to choose as one wishes, autonomously." But do more possibilities mean more freedom?
Now think about different moments in your life. Do you remember those situations where you faced multiple choices, where each offered potential success? Conversely, can you recall moments when there was only one possibility, or at most two, to achieve the desired results? Which scenario made you feel freer?
The answer will probably be different for everyone. There are also scenarios we might not have imagined or experienced: the desire to do something without the slightest possibility of achieving it, or worse, facing an external limitation that prevents action. This last case represents the most complex and extreme situation: a complete or partial absence of freedom of choice.
Returning to the first examples, I've personally found myself in situations where an abundance of possibilities left me feeling oppressed, paralyzed by the privilege of being able to act in different directions without knowing which path to take. In this case, every possibility would have been both a potential success and a potential loss. It's a frustrating paradox: feeling oppressed precisely when you have the privilege of choice.
In contrast, during my bicycle travels, I often find myself in situations with limited options, as the choices to make are few and crucial. When to eat, which road to take, where to sleep – and sometimes not even those, because the possibilities are so few that you accept what the path offers. Apart from the constant resolution of minor physical and mechanical problems, medium and long-term decisions are minimal and essential. They're almost always relevant to your well-being, often necessary to satisfy our primary needs, and don't get lost in a maze of opportunities, especially when there's only one road. In this apparent limitation, I've found an extraordinary sense of freedom, where decisions become more precise and more meaningful for my well-being, and I dedicate my energy only to doing, rather than thinking about how I should act.
During my neuroscience studies, I encountered a common saying: "where attention goes, energy flows" – energy is spent where attention is directed. Another principle is that attention is limited, and consequently, our energies cannot be effectively applied to different topics or choices simultaneously (let's set aside stereotypes about multitasking – another topic, perhaps for another newsletter). Like athletes who dedicate themselves to one sport to excel, possibly true freedom lies in choosing where to focus their energies based on their goals or desires.
A truly free society?
We’re talking about balance, because by eliminating possibilities for action, or when an external element or institution completely removes the possibility of choice, I don't think there's much doubt in defining such a situation as a deprivation of freedom. On the other hand, when we're in a system of continuous development and growth, where possibilities for action appear infinite, are we sure we're building a society of free people? Maybe we're creating a system that overloads us with options, paradoxically making us less capable of conscious choices? It amuses me how this latter model, which we Westerners often love to protect like a religion, we pursue in the name of freedom.
A question for you
When have you felt freest and most fulfilled in your choices? In a moment of abundance or essentiality? I'm curious to know your experience. This newsletter is meant to open dialogue and exchange, not provide definitive answers.
I'd love to know your experience:
When have you felt freest and most fulfilled in your choices?
Was it in a moment of abundance or necessity?
What's your definition of freedom?
Share your thoughts in the comments. This newsletter aims to be a space for dialogue and exchange, rather than a container of definitive answers. If this article made you think, share it with someone who might appreciate it.
In bicicletta verso la libertà.
Il vento accarezza la pelle mentre le ruote scivolano silenziose sull'asfalto. Il profumo della natura, il gusto della fatica e il colore dei paesaggi, tingono il mio cuore di mille emozioni.
Il rumore ciclico della pedivella e il movimento costante del mio corpo cullano i miei pensieri. In questi momenti, preoccupazioni e rimpianti svaniscono come neve al sole. Rimane solo il presente, un'immersione totale in un oceano di pure sensazioni.
Qui, sulla mia bicicletta, il tempo assume un ritmo diverso. Non è più una corsa frenetica, ma un compagno di viaggio che mi permette di riscoprire i miei veri bisogni. Il viaggio stesso diventa la destinazione, in una danza armoniosa con il tempo che scorre.
È uno scambio reciproco: mentre io mi concedo il lusso di vivere pienamente l'attimo presente, il tempo acquista un nuovo significato, che non potrà mai essere etichettato come “perso” o “sprecato”.
Per me viaggiare in bici è un processo di continuo apprendimento, è un percorso verso la libertà.
Libertà e possibilità
Se avessi la risposta definitiva sulla natura della libertà, probabilmente starei scrivendo un saggio filosofico invece di una newsletter. Ciò che trovo affascinante, però, è il legame tra libertà e possibilità. La libertà, secondo l'enciclopedia Treccani, è "la possibilità di operare, di scegliere a proprio talento, e in modo autonomo". Ma più possibilità significano davvero più libertà?
Ora prova a pensare a diversi momenti della tua vita. Ricordi quelle situazioni in cui ti sei trovato davanti a molteplici scelte, dove ognuna è sinonimo di un possibile successo? Al contrario, riesci a ricordare dei momenti in cui c’era una sola possibilità, o al massimo due, per riuscire ad ottenere i risultati desiderati? Quale scenario ti ha fatto sentire più libero?
Probabilmente la risposta sarà diversa per ognuno. Ci sono anche scenari che forse non abbiamo immaginato o vissuto: il desiderio di fare qualcosa senza la minima possibilità di realizzarla, o peggio ancora, trovarsi di fronte a una limitazione esterna che impedisce di agire. Quest'ultimo rappresenta il caso più complesso ed estremo: una completa o parziale assenza di libertà di scelta.
Tornando però ai primi esempi, mi sono personalmente trovato in situazioni dove l'abbondanza di possibilità mi lasciava una sensazione di oppressione, paralizzato di fronte al privilegio di poter agire in diverse direzioni senza sapere però che strada prendere; in questo caso, ogni possibilità sarebbe stata un possibile successo e allo stesso tempo una possibile perdita. È un paradosso frustrante: sentirsi oppressi proprio quando si ha il privilegio di poter scegliere.
Al contrario, durante i miei viaggi in bicicletta, solitamente si instaura una situazione di scarsità, perché le scelte da prendere sono poche ed essenziali. Quando mangiare, che strada prendere, dove dormire, e a volte neanche quelle, perché le possibilità sono così poche che non resta che accettare ciò che il percorso offre. A parte la continua risoluzione di piccoli problemi fisici e meccanici, le decisioni a medio e lungo termine sono minime ed essenziali, sono quasi sempre rilevanti per il proprio benessere, sono spesso necessarie a soddisfare i nostri bisogni primari, e non si perdono in un labirinto di opportunità, soprattutto quando la strada è una sola. In questa apparente limitazione ho trovato una sensazione di libertà straordinaria, dove le decisioni diventano più chiare e significative per il mio benessere e le energie le dedico solo a fare, piuttosto che a pensare a come dovrei agire.
Durante i miei studi in neuroscienze, veniva spesso ripetuto "where attention goes, energy flows" - l'energia viene spesa dove viene posta l'attenzione. Un altro principio è che l’attenzione è limitata, e di conseguenza le nostre energie non si possono porre su diversi argomenti o scelte contemporaneamente in maniera efficace (tralasciamo ora gli stereotipi legati al multitasking, altro tema, forse altra newsletter). Come per l'atleta che si dedica a un solo sport per eccellere, forse la vera libertà sta nel poter scegliere dove concentrare le nostre energie in base al nostro obiettivo o desiderio.
Una società veramente libera?
Chiaramente si parla di equilibri, perché eliminando per completo le possibilità di azione, o quando un elemento od istituzione esterna elimina per completo le possibilità di scelta, non credo ci siano molti dubbi nel definire tale situazione come una deprivazione di libertà. Al contrario però, quando siamo in un sistema di sviluppo e crescita continua, dove le possibilità di azione aumentano al punto da apparire infinite, siamo veramente sicuri di costruire una società di persone libere? Non è che forse stiamo creando un sistema che ci sovraccarica di possibilità, rendendoci paradossalmente meno capaci di scelte consapevoli? Mi fa sorridere come quest’ultimo modello, che noi occidentali amiamo spesso proteggere al pari di una religione, lo perseguiamo in nome della libertà.
Una domanda per te
Quando ti sei sentito più libero e realizzato nelle tue scelte? In un momento di abbondanza o di essenzialità? Sono curioso di conoscere la tua esperienza - questa newsletter vuole essere un'apertura al dialogo e al confronto, non una risposta definitiva.
Mi piacerebbe sapere la tua esperienza:
Quando ti sei sentito più libero e realizzato nelle tue scelte?
È stato in un momento di abbondanza o di essenzialità?
Qual è la tua definizione personale di libertà?
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