Pedalando attraverso la Nuova Zelanda: un'avventura in bicicletta dall'Isola Nord all'Isola Sud
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Immagina ora di prendere un quadro, un ritratto di un mondo fantastico, che solo nei sogni possa esistere. Ora guardalo a fondo, fino a quando i margini si dissolvono per coinvolgerti in un’esperienza surreale, un viaggio in un mondo parallelo, o forse solo distante da ciò che prima avevi pensato possibile. Aggiungi il canto degli uccelli, l’alternarsi della pioggia al sole battente e il rumore del vento. Tieni questa immagine ben presente nella tua mente, perché ti aiuterà ad immedesimarti in ciò che abbiamo vissuto per tre settimane.
Caro lettore o lettrice,
Cosa succede quando due esploratori un po' sprovveduti, un po' sognatori e decisamente determinati, decidono di viaggiare in Nuova Zelanda in bicicletta? Un viaggio di alti e bassi, con tanti imprevisti ed incontri inaspettati, un viaggio nel mondo per scoprire qualcosa in più di se stessi.
Elencherò alcuni dei temi principali e delle tappe fondamentali che hanno contraddistinto queste tre settimane che ci hanno accompagnato da Karekare (nell’Isola del Nord) fino a Westport (nell’Isola del Sud). Un assaggio al quale faranno seguito alcuni articoli più approfonditi. Se vuoi saperne qualcosa in più basta che commenti o mi scrivi.
La bicicletta come mezzo, non come fine
La nostra avventura è iniziata proprio prima di Natale, con le biciclette cariche e lo spirito alto. Dopo un mese nella comunità di Sacred Earth, per quanto fosse stato bello, sentivamo il bisogno di ripartire nuovamente. Non era tempo di fermarsi! Così abbiamo deciso di avviarci verso Auckland e, grazie all’aiuto di un treno, raggiungere Hamilton, città di partenza del nostro viaggio in bicicletta. In questa esperienza abbiamo deciso di darci delle regole fondamentali, come prediligere il divertimento e la sicurezza alla velocità ed efficienza; e se uno dei due è stanco lasciar decidere chi è più fresco, perché è proprio quando si vuole arrivare velocemente che è più semplice fare scelte affrettate e poco sicure. Per questo motivo abbiamo volutamente optato, per quanto possibile, di evitare tutte le strade che ritenevamo pericolose o in qualunque modo poco piacevoli, a costo di utilizzare treni o autobus (pedalare tutto il giorno su una strada trafficata, con i camion che ti passano a 100 km/h a mezzo metro di distanza non è piacevole, non so voi come lo ritenete).
Scoperte inaspettate: Blue Springs e National Park
Alcuni dei nostri momenti più memorabili sono nati da deviazioni non pianificate. Le Blue Springs, un corso d'acqua cristallino responsabile del 60% dell'acqua in bottiglia della Nuova Zelanda, ci ha catturato. Dal sentiero che costeggia le rive del fiume si riesce a vedere il movimento ipnotico delle piante acquatiche che danzano in sincronia con la corrente.
Allo stesso modo, nei giorni seguenti abbiamo deciso di deviare completamente il nostro percorso per andare a fare un’escursione ai piedi (e sul cratere) dei tre principali vulcani dell’Isola del Nord. Oltre ad essere stata un’esperienza surreale, dove siamo stati circondati da un paesaggio lunare che ha fatto da scenografia al film “Il Signore degli Anelli”, abbiamo conosciuto una splendida coppia di ciclisti francesi, con i quali abbiamo poi condiviso alcuni pezzi di strada e alcune piacevoli serate.
Il Timber Trail, uno spettacolo naturale
Uno dei punti culminanti del viaggio è stato il Timber Trail, un percorso puntellato da 35 ponti sospesi (di cui 9 di dimensioni titaniche) attraverso la foresta nativa di Pureora. Ricordate quell’immagine che vi ho chiesto di imprimere nella vostra mente all’inizio? Eccola di fronte a voi, nella piena maestà di un bosco primordiale. Per gli amanti della natura è vivamente consigliato, si può fare sia a piedi che in bici. Abbiamo speso più tempo a fermarci, ammirare e fare foto piuttosto che a pedalare, ma che fretta c’era?
Perdersi per poi ritrovarsi
Non ogni giorno è stato pittoresco. Abbiamo affrontato piogge torrenziali, terreni impegnativi e ci siamo persi un paio di volte. La navigazione non è evidentemente il mio forte! Ogni volta però abbiamo utilizzato tutte le nostre risorse, spezzando la monotonia che si può instaurare dopo tanti giorni in bici, affiatandoci come coppia e creandoci un gran numero di escoriazioni dopo aver attraversato una serie di guadi, alberi caduti e cancelli di proprietà private. Abbiamo conosciuto persone speciali che ci hanno ospitato in mezzo al nulla, offrendoci un giaciglio per dormire e dell’acqua da bere.
Attraversare lo Stretto di Cook: un viaggio un pò movimentato
La traversata in traghetto da Wellington a Picton è stata niente meno che cinematografica. Onde alte sei metri si infrangevano contro la barca, trasformando il nostro viaggio in un'avventura unica. Dal settimo ponte, abbiamo osservato l'acqua schizzare contro i finestrini, un tributo alla maestosità di questo mare che amo ammirare, rispettare e scoprire.
Incontri speciali
Vorrei ringraziare alcune persone speciali, che elencherò in ordine cronologico di incontro:
Celia, conosciuta grazie a Warmshowers, ci ha ospitati ad Hamilton prima di partire per il nostro viaggio. Una donna che ha viaggiato in bici per anni con Tim, suo marito, che come direbbe lei “ha pedalato lontano” dopo un tragico incidente. In onore a Tim, Celia ha deciso di aprire la sua casa a ciclisti da tutto il mondo, e noi siamo più che onorati di averla conosciuta e di essere stati i suoi primi ospiti.
Margaux e Pierre, una giovane coppia francese, partita come noi con tanti sogni ed una bici, stanno ora pedalando lungo la Nuova Zelanda, alternando sellino e pedivella agli scarponi da montagna. Abbiamo condiviso con loro alcuni tratti di strada e la cena di capodanno. Dopo settimane che non vedi fisicamente la famiglia e gli amici, la capacità di creare relazioni significative cresce. Sarà l’istinto di sopravvivenza che ci porta a creare comunità simili a noi.
Lynneke, una signora di origine olandese che ci ha lasciato piantare la tenda nel suo giardino in cambio di un piatto di pasta al pesto. Circa 25 anni fa Lynneke stava viaggiando attorno al mondo, con una bici che oggi varrebbe pochi soldi e con dell’attrezzatura che possiamo solo immaginare. Mi ricorda del mio primo viaggio su lunghe distanze, pedalando con il vecchio rampichino di mio padre dall’Italia fino a Capo Nord. Metto sempre in dubbio la necessità di mezzi sofisticati e tecnologici, soprattutto se non si cerca un’esperienza performativa, e si sposa il motto “il viaggio è la meta”.
Charles, quando un uomo ti ospita a casa sua lasciandoti le chiavi di ingresso, senza preoccuparsi del fatto che sia un cantiere a cielo aperto a causa di una ristrutturazione, capisci quanto la relazione e l’accoglienza siano più importanti rispetto al proprio ego ed immagine personale. Affianco al letto che ci ha offerto c’era un enorme scatola con scritto “Istanbul–Hong Kong”, il prossimo viaggio in bici che avrebbe fatto nei mesi a seguire. Quella notte abbiamo dormito con il suo cane tra le gambe, Ralph, che commosso dal nostro esaurimento fisico (ed un pò emotivo) ha deciso di accompagnarci tra i sogni notturni.
Ronnie e John, un’adorabile coppia inglese, trasferitasi a Nelson ed appassionata di bici ed ultraciclismo. Il nostro soggiorno con loro è stato memorabile, e sono sicuro che un giorno riusciranno a fare il Tour Divide, una gara di ultraciclismo completamente off-road, che parte dal Canada per arrivare al confine tra gli Stati Uniti e il Messico, un totale di 4.418 km di pura follia.
Come mi disse un amico con il quale condivisi un bicchiere di vino e quattro aneddoti su due ruote, sono le persone che incontri a fare il viaggio stesso, e io aggiungerei che lo rendono anche un’avventura piccante ed indimenticabile.
Il regalo più bello
È Natale, il tuo regalo più bello quale è stato? Il nostro è stato un caffè ad un distributore. Quando l’umore è basso, e pensi che tutto sia chiuso, il caffè caldo di una macchinetta può assolutamente svoltare la giornata. A parte questo, non posso dimenticare ogni singola doccia calda, bagno in un fiume, riparo dalla pioggia e pasto gustoso. È come se vivessimo per contrasti, e quando la fatica e le condizioni abbassano le tue aspettative, anche ciò che solitamente dai per scontato può acquisire un valore enorme. Ricordo ancora quando tornai dal viaggio in bici da Capo Nord, o dai 10 mesi in America Latina, o dopo la Transcontinental Race, una gara di ultraciclismo di 4.000 km. È come entrare ed uscire da una bolla, e ogni volta che ritorni alla quotidianità speri e ti prometti di non dimenticare la gratitudine acquisita. Purtroppo il tempo non è sempre un buon alleato, e ogni tanto ho bisogno di uscire di nuovo dalla bolla, per potermi ricordare l’enorme privilegio (e responsabilità) che ho ad essere nato in uno dei paesi più ricchi e sicuri al mondo.
Più di un semplice giro in bicicletta
Questo non è stato solo un viaggio in bicicletta—è stata una lezione di adattabilità, connessione umana e riscoperta personale e di coppia. Viaggiare con Valerie è stato per me un allenamento alla compassione, alla comprensione del linguaggio fisico ed emotivo di un’altra persona, soprattutto nei momenti di difficoltà. Tutto ciò non è scontato. Dopo anni di conoscenza non è ancora semplice riconoscere il linguaggio della persona con cui condividi gran parte della tua vita, e mettersi alla prova in progetti comuni e sfidanti credo sia un modo speciale per riscoprirsi continuamente.
La prossima avventura
La nostra destinazione, Westport, ora ci aspetta. Trascorreremo due mesi lavorando in un ostello e imparando a fare surf. Ma questo, cari lettori e lettrici, sarà una storia per la nostra prossima newsletter.
Restate curiosi, restate avventurosi.
Ale