Quando tutto ebbe inizio
Giugno 2021, Parco Naturale Regionale della Lessinia, Italia.
Ricordo ancora come fosse ieri, anche se ormai sono passati più di tre anni. Il sole sulla pelle, forte da arrossarla e farla cantare per giorni. Il profumo dell'aria di montagna, che ti ricorda di avere un canale aperto tra mondo esteriore ed interiore: ad ogni inspiro cerchi di catturare un po' di energia dalla maestosità della natura circostante, ad ogni espiro lasci andare ciò che ti appesantisce dentro. Il suono del silenzio e dei pensieri acquietati. Ma soprattutto, ricordo quella piacevole sensazione di presenza.
Se solitamente la mia mente naviga tra passato, futuro e problemi presenti, che purtroppo a volte chiamo "urgenze" anche se di urgente hanno ben poco, quel giorno è stato diverso. Seduto ad ammirare il paesaggio delle piccole dolomiti, stanco e soddisfatto dalla giornata passata in bici, mi sono reso conto della quantità di tempo vissuto con pienezza. Se le ore, invece che essere misurate in rintocchi d'orologio, venissero misurate in respiri e sensazioni consapevoli, in quell'accumulo di tempo avevo vissuto più che nell'ultimo mese. È impressionante come un semplice viaggio in bici di quattro giorni, organizzato alla bell'e meglio da tre amici sprovveduti, possa lasciare una traccia così profonda nell'animo.

Ma quindi, cos’è successo?
Era una calda giornata d'estate quando partimmo in tre – io, Fabrizio e Nikola – per quello che credevo sarebbe stato un semplice weekend in bicicletta. Non potevo immaginare che si sarebbe rivelato l'inizio di qualcosa di molto più grande.
Da Rovereto a Verona, e poi su per la Lessinia fino al rifugio Lausen, affrontammo salite impegnative con le nostre bici troppo cariche. La meta era il BAM, un evento cicloturistico che quell'anno si svolgeva proprio al rifugio. Lì trovammo un caleidoscopio di persone: dagli avventurieri più esperti ai neofiti come noi, fino a chi preferiva vivere l'avventura attraverso i racconti degli altri.
Quella notte, cullato dalla fresca aria di montagna e avvolto nella mia amaca, mi ritrovai immerso nei profumi della sera e nei sogni di viaggio. Reduci dalle birre appena bevute e dalle storie degli avventurieri conosciuti poche ore prima, iniziai a realizzare che esiste un nuovo modo di avventurarsi nel mondo. Fu come se quella parte esplorativa che custodiamo gelosamente nell'infanzia – ma che troppo spesso soffochiamo da adulti – avesse finalmente trovato il suo spazio. Un luogo dove lo sforzo fisico si fonde con la maestosità della natura e la ricchezza delle diverse culture. Il viaggio in bici, notai, condensava tutto ciò, e decisi così di provare a dargli qualche possibilità.
Il mattino seguente riprendemmo un viaggio che scoprimmo ben presto essere un'avventura memorabile, testimone della nostra inesperienza ma anche della nostra insaziabile curiosità. Attraversammo le Piccole Dolomiti, dal rifugio Scalorbi al Campogrosso, accampandoci all'aperto con due amache: una come giaciglio, l'altra come riparo. Ignorammo deliberatamente le voci sui lupi avvistati poco prima sul sentiero, e fummo ricompensati da un'alba spettacolare sopra un mare di nuvole. Ci trovammo persino a superare passi ancora ricoperti da metri di neve, un'ultima sfida prima della discesa a valle.

Il rientro
Il ritorno nella nostra città natale fu accolto da un silenzioso “bentornato”, dove ritrovammo le stesse case, le stesse strade e le stesse persone ad aspettarci. Ciò che forse non sapevamo, o che almeno io non avevo ancora realizzato, è che quel piccolo rientro non era stato tanto silenzioso, perché avrebbe acceso la scintilla dell’avventura. Pochi mesi dopo, con lo stesso spirito ma in compagnia di Valerie, lasciammo l’Italia per andare a vivere nove mesi tra la Repubblica Dominicana e il Messico. Un anno dopo avrei pedalato con il vecchio rampichino di mio padre fino a Capo Nord, una promessa che mi ero tacitamente fatto quella sera del BAM e che avevo dichiarato solo a mio padre pochi mesi dopo, per poi ricordarglielo nuovamente poco prima di partire con la sua bici un anno dopo. Ora sto viaggiando su due ruote in Nuova Zelanda, e pochi mesi fa ho portato a termine una gara di ultraciclismo tra la Francia e la Turchia. Insomma, un “bentornato” silenzioso per un “arrivederci” un po’ più rumoroso.
Domande al lettore e prossimi appuntamenti
Come consuetudine, ti faccio un paio di domande. Fammi sapere cosa ne pensi:
Quando è stata l'ultima volta che hai sentito di vivere davvero nel presente, misurando il tempo in 'respiri e sensazioni consapevoli' invece che in rintocchi d'orologio?
Quali promesse silenziose hai fatto a te stesso/a che aspettano ancora di essere realizzate? Cosa ti trattiene dal perseguirle?
Mentre provi a rispondere a queste domande, io ultimerò il prossimo articolo, una breve riflessione su ciò che provo quando viaggio in bici e sulla sensazione di libertà.
Alla prossima,
Ale


