Quanto è sostenibile questo viaggio?
La sostenibilità del viaggio: una metafora della vita
Seduto al tavolo di un ostello, apro il computer per programmare le tappe dei prossimi giorni. Valerie ed io viaggiamo in bici, trasportando tutti i nostri averi con le nostre sole forze. Grandi panier ai lati dei portapacchi e alcune borse da bikepacking racchiudono tutto ciò che di materiale ci siamo portati dall’Italia.
Mentre programmo, rifletto su distanze, ore di pedalata e dislivelli possibili. Per quanta esperienza si abbia, è facile cadere nell'errore di non immaginare come staremo nei giorni a venire, come se l'immagine del nostro corpo rimanesse immutata nel tempo. La realtà è ben diversa: l'immagine è mutevole, e basta un pasto incompleto, un cambio di umore, una notte dormita male o un evento meteorologico impegnativo per far divergere la realtà dalle nostre aspettative. Il cambiamento è tanto repentino quanto estremo: in un momento siamo euforici e pieni di energia, quello dopo esausti e frustrati. Un giorno percorriamo 80 chilometri con facilità, il giorno dopo 30 chilometri possono rappresentare un grande successo.
Viaggiare per settimane consecutive richiede una profonda consapevolezza del proprio corpo e delle proprie risorse. Nei viaggi così lunghi gli errori si accumulano, trasformando una potenziale esperienza piacevole in un'impresa eroica o in un progetto fallimentare. Per questo motivo seguo alcune regole che mi aiutano ad avvicinare la realtà ai miei desideri di viaggio.
1. Programmazione gentile verso se stessi
Programmare in maniera gentile significa considerare i propri limiti e la loro variabilità nel tempo. Questo implica avere più piani e vie di fuga. Per una tappa di 60 km, valuto sempre la presenza di alternative più brevi come piani di riserva per le giornate "storte". Viaggio inoltre con una "scorta di energie": se programmo 60 km, so di essere in grado di farne almeno 80. Questo approccio, apparentemente banale in zone ben servite, diventa essenziale per la sicurezza in luoghi remoti.

2. Flessibilità ai cambiamenti
La flessibilità è una conseguenza naturale della gentilezza verso se stessi. Avere buoni piani di riserva permette di modificare la tappa quotidiana in base alle energie e al contesto. Ci sono giorni in cui è necessario ridimensionare le aspettative, altri in cui ci si sente così in forma da voler continuare all'infinito - perché non assecondare questa energia positiva?

3. Il valore del riposo
Pianificare adeguati momenti di riposo è fondamentale, sia per l'adattamento del corpo allo stress del viaggio, sia per mantenere l'esperienza piacevole. Un accorgimento prezioso è calcolare le ore in bici su base settimanale, non giornaliera. Dal punto di vista della prestazione fisica, il carico settimanale è più significativo: pedalare 4 ore al giorno per 7 giorni può equivalere a pedalare 7 ore al giorno per 4 giorni, sempre che si sia in grado di sostenere sessioni più lunghe.

4. Ascolto quotidiano
La rivalutazione costante aiuta a mantenere flessibili i nostri programmi e a conoscere meglio il nostro corpo. Valutando quotidianamente le nostre possibilità, possiamo identificare i nostri limiti e adattare il ritmo per rendere il viaggio sostenibile e piacevole.

5. Riflessione settimanale
Si impara dagli errori, e più si fa esperienza, più occasioni di apprendimento si presentano. Un bilancio settimanale di successi e difficoltà ci aiuta a comprendere meglio le nostre aspettative e come queste si confrontino con la realtà.
Dalla bicicletta alla vita quotidiana
Questi principi, apparentemente specifici per il viaggio in bicicletta, si rivelano sorprendentemente applicabili alla vita di tutti i giorni. In un illuminante episodio del podcast “Brain Science: Neuroscience, Behavior” intitolato “Your brain on burnout” viene posta una domanda cruciale: "Se mantenessi il ritmo e la qualità degli ultimi due mesi della tua vita, quanto a lungo potresti sostenerli?"
Le possibili risposte sono rivelatrici:
"Non posso andare avanti così" indica chiaramente un ritmo insostenibile, e implica un cambio delle proprie abitudini e comportamenti;
- "Sì, ma..." suggerisce la necessità di modificare alcuni elementi della propria vita, e potrebbe voler dire focalizzarsi su tutto ciò che è modificabile all’interno delle nostre possibilità;
- "Amo la mia vita, potrei continuare all'infinito" rappresenta la situazione ideale, e qui hai fatto bingo!
Un gioco di ruolo
Immaginiamo due scenari paralleli. Nel primo, stai viaggiando in bicicletta con un ritmo troppo sostenuto che sta esaurendo le tue risorse. Nel secondo, stai vivendo la tua vita quotidiana a un ritmo ugualmente insostenibile. In entrambi i casi hai due scelte:
Continuare a velocità massima, sperando di raggiungere una destinazione incerta (una città sconosciuta nel primo caso, forse un nuovo equilibrio o persino un nuovo pianeta nel secondo).
Rallentare consapevolmente, scegliendo la certezza della sostenibilità.
È interessante notare come le nostre risposte possano variare drasticamente tra questi due scenari. Quando le risorse in gioco sono tangibili e immediate, come nel caso della bicicletta, tendiamo a fare scelte più conservative. Quando invece l'esaurimento delle risorse è più distante e meno visibile, come nella vita quotidiana, siamo più propensi a rischiare.
Ho sperimentato personalmente l'andare veloce, ed è stimolante. Tuttavia, ho scoperto che rallentare nasconde una gioia e una serenità che prima non sapevo apprezzare. La scelta di rallentare può rivelarsi sorprendentemente gratificante, tanto in bicicletta quanto nella vita.
Alla prossima
Nel prossimo appuntamento vi racconterò di quando tutto ebbe inizio: il primo viaggio in bici che diede origine a molti altri.


