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Un giorno, quando il vento avrà asciugato il sudore dalla nostra pelle, il tempo addolcito i ricordi, e qualche notte di riposo ristorato i nostri muscoli, rimarranno solo fantastiche storie, delle buone scuse per ridere tra amici, e un metaforico muro pieno di fotografie, quadri del nostro passato che faranno di noi un piccolo museo da esplorare in ogni dove e quando.
Caro lettore o lettrice,
Dopo due mesi dal nostro arrivo in Nuova Zelanda, ho deciso di fermarmi e segnare su carta ciò che ho fatto fino ad ora. Un po' per non dimenticare le esperienze passate, un po' per condividerle, infine per valorizzarne il tempo investito. Come in tanti altri viaggi, quando si oltrepassa il periodo della “vacanza”, dove è più semplice vedere ed apprezzare il bello di ogni luogo, inizio a vedere le varie sfumature di un quadro più ampio. Le ombre iniziano a creare dei margini più chiari e definiti, approfondendone la prospettiva e permettendo all’occhio di passare dai contorni grossolani ai dettagli in essi racchiusi. Scannerizzata l’immagine e dopo qualche gioco di messa a fuoco, torno nuovamente all’immagine d’insieme, con i dettagli più significativi impressi nella memoria.
Di seguito, in ordine quasi cronologico, ho diviso le macro categorie delle nostre prime esperienze in Nuova Zelanda.
I primi passi ad Auckland
Il nostro viaggio è iniziato con l'atterraggio ad Auckland il 12 novembre. L'arrivo ci ha visti immergerci fin da subito nel verde. La prima cosa che abbiamo notato è la varietà di piante e animali presenti anche in città. Oltre alle splendide immersioni culturali abbiamo purtroppo navigato tra uffici e negozi di bici, sia per poter sistemare i nostri visti lavorativi, sia per comprare tutti i pezzi della bici che abbiamo dimenticato o rotto. L’inesperienza può essere un’ottima scusante per conoscere nuove persone, anche se a volte è un po' costosa.
In città abbiamo visitato vari quartieri, tra cui Britomart con il suo fascino contemporaneo, l'artistico Titirangi, il vivace Kingsland e le splendide baie di Mission Bay e St. Helliers. Devo ammettere però che la città mi ha suscitato sensazioni contrastanti. Se da un lato ne ho amato la vivibilità, in termini di verde, traffico e possibilità di fare sport, dall'altra parte non ho incontrato un centro storico che abbia catturato la mia attenzione. Sarà che sono abituato alle città europee, dove mediamente si riesce ad apprezzare la storia del luogo attraverso le linee architettoniche degli edifici e che spesso sono letteralmente dei musei a cielo aperto.
In tutto ciò, ho trovato però una diversità culturale che ai miei occhi è preziosa. Essendo un paese di forte emigrazione ed immigrazione, ho avuto difficoltà a sentirmi emarginato, straniero o turista, perché la maggior parte delle persone che ho incontrato erano di origine multi-etnica o straniere quanto me.
Da un punto di vista culturale, un momento significativo è stata la visita all'Auckland War Memorial Museum, dove ci siamo immersi nella ricchezza della cultura Maori, e la scoperta dei suggestivi Wintergardens dell’Auckland Domain.
Le nostre avventure in bicicletta
La vera avventura è iniziata con il nostro primo viaggio, che è stata anche la prima esperienza di viaggio di Valerie su due ruote. Una caratteristica che ci accomuna è l’esplorazione, temendo più l’insuccesso da inerzia, piuttosto che il fallimento in seguito ad un tentativo. Per questo motivo Valerie ha deciso di prendersi una bici due settimane prima di partire, caricarla su un volo internazionale, e provare ad esplorare un nuovo paese su due ruote, portando con sé tutto il necessario per un trasferimento che ci auguriamo duri più di una vacanza e meno di un “per sempre”. Dopo il primo tentativo ben riuscito, un viaggio di due giorni nei dintorni di Auckland, abbiamo dato seguito ad un'esperienza più ambiziosa: quattro giorni di pedalate da Karekare a Hamilton, passando per Port Waikato e Raglan. Questo viaggio, nonostante qualche intoppo tecnico (un telefono e un navigatore sacrificati alla causa!), ci ha permesso di fare un po' di test per il viaggio seguente, che sarà ancora più lungo, ma soprattutto abbiamo avuto il primo assaggio della cultura surfista locale. Port Waikato è stata una completa sorpresa, un villaggio comparso dopo un paio d’ore di pedalate lunga una costa disabitata, e Raglan, un cittadina vivace e curata nei dettagli, ruotata attorno al surf e al turismo. Ammetto di aver cercato subito lavoro a Raglan quando l’ho vista, possibilità permettendo mi sarei fermato qualche mese.

Per Valerie è stato un inizio con il botto! Pedalare in Nuova Zelanda non è sempre semplice, soprattutto come prima esperienza. Il dislivello è sempre notevole, e le strade non sono tra le più amiche dei ciclisti, sia perché non hanno spesso una corsia laterale dedicata ai mezzi più lenti (qui viene chiamata shoulder), sia perché gli autisti non sono sempre consapevoli di quanto spiacevole e pericoloso possa essere un mezzo pesante vicino a un ciclista. Per questo, meglio armarsi di pazienza, un po' di preparazione, e prediligere solo strade non asfaltate, dove passerai dal suono delle macchine all'immersione nei pascoli e greggi di pecore.
L'esperienza Sacred Earth
Un capitolo speciale del nostro viaggio è stato il mese di volontariato presso Sacred Earth, un'esperienza che merita un racconto a parte e che ha profondamente arricchito il nostro soggiorno.

Una domanda per voi
Mi piacerebbe sapere che tipo di contenuti preferite: vi interessano più le riflessioni personali, gli approfondimenti storici e culturali, o le informazioni pratiche sul viaggio? Potete farmelo sapere tramite il sondaggio qui sotto, nei commenti o via email.
Per ogni tappa di questo viaggio che vi incuriosisce particolarmente, sarò felice di dedicare un articolo approfondito o di condividerne i dettagli in una conversazione più personale.
Personal reflections
Ale mi interessa tutto, voglio conoscere tutto su questo viaggio senza tralasciare neanche una virgola!